Palio dell'Amico

Il Palio dell’Amico nasce il 28 giugno 1997 in concomitanza delle celebrazioni del Millenario di Arsoli come evento rievocativo di fasti medievali e come festa popolare che nella "amichevole" contesa tra i "borghi" ritrova e rinsalda lo spirito collettivo, quella "arsolanità" che ci fa orgogliosi del nostro paese e della sua storia.

Non ci è dato sapere con certezza se ad Arsoli si “corresse il Pallio” o si disputassero altri “tornei”, però, possiamo verosimilmente pensare che in quei secoli di giostre e tornei, anche nel nostro territorio si “giocasse d'armi” se non altro per la presenza dei grandi casati che all'epoca facevano bella mostra di se nell'organizzarli.

Siamo al sec. XVI, tempo di pestilenze, incendi, assedi e di altrettante rinascite e grandezze che già allora fecero assurgere il “feudo” a punto di riferimento per gli equilibri politici.

Il "Palio dell'Amico" è ispirato al personaggio arsolano più famoso di quel secolo: Amico Passamonti Signore di Arsoli. Protagonista della successione al feudo agli inizi del 1500, vittorioso nelle numerose lotte e negli intrighi di corte, egli, uomo d'armi più che padrone feudale, divenne famoso soprattutto per le gesta di valoroso condottiero e capitano di ventura.

Tra le sue gesta militari, le cronache dell'epoca riportano che il 17 febbraio 1528, mentre l'esercito di Carlo V lasciava Roma dopo saccheggi e distruzioni, Amico d'Arsoli al soldo del popolo romano, decimò gli occupanti stranieri. Lo stesso papa Clemente VII, per punire i Colonna che avevano dato fianco a Carlo V, mise l'esercito al comando di Amico d'Arsoli e Napoleone Orsini.

L'episodio che gli diede gloria fu, sicuramente, l'aver combattuto in difesa della Repubblica di Firenze attaccata dal Principe d'Orange, e, come narra il Varchi nella "Storia Fiorentina", il 4 ottobre 1529 durante gli scontri tra le due fazioni, Amico d'Arsoli diede prova di "accortezza ed ardore". Il nostro condottiero, combattente ardito e uomo d’onore, fu agli ordini di Francesco Ferruccio, commissario della Repubblica fiorentina, per la quale riconquistò San Miniato ed altri territori.

Solo con l'inganno ed il tradimento Amico d'Arsoli fu battuto e fatto prigioniero nella famosa battaglia di Gavinana il 3 agosto 1530 e Fabrizio Maramaldo, che già aveva infierito sul corpo del Ferruccio (quello della famosa frase: "vile, tu uccidi un uomo morto"), vendette per 600 ducati il Signore di Arsoli a Marzio Colonna, il nemico di sempre, che lo uccise.

La spada di Amico, ambìto trofeo del Palio fedelmente riprodotta da un artigiano locale, è contesa oggi amichevolmente dai quattro antichi Borghi a ricordo delle gesta di questo personaggio che portò il nome di un piccolo possedimento come Arsoli a competere con i grandi dell'epoca.